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INTELLIGENZA BIOLOGICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Considerazioni Conclusive

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Innanzitutto appare chiaro che una definizione di intelligenza nel senso umano o biologico potrebbe quasi certamente a negare l'appellativo di intelligente a qualsiasi macchina oggi esistente. I dati raccolti in questo lavoro, benché possano apparire difficilmente collegabili, rappresentano certamente esempi degli sforzi (e dei progressi) fatti dalle diverse scienze nel tentativo di comprendere il significato della mente ed il funzionamento dell'intelligenza e per poter utilizzare queste conoscenze per migliorare la qualità della vita e dell'ambiente umano. Un approccio integrato tra scienza e pensiero potrebbe far raggiungere risultati inaspettati nella conoscenza dell'intelligenza sia biologica che artificiale.

Il rapporto tra Scienza e Filosofia si è fatto, a partire dagli inizi del XX secolo sempre più stretto tanto che nei testi di filosofia sono trattati anche alcuni sviluppi delle teorie logiche, matematiche, fisiche e di quelle biologiche. Nello sviluppo della scienza emergono, infatti, teorie rifluenti e, spesso, intimamente connesse ai problemi ed alle argomentazioni filosofiche.

Questioni riguardante il metodo, le immagini dell'uomo, le teorie dello stato e della società, congetture sulla storia umana, sono problemi tipici della ricerca filosofica. Eppure, proprio su queste problematiche esercitano il loro influsso tutta una serie di teorie che si è soliti raggruppare sotto l'espressione di "Scienze umane" e che vanno dalla psicanalisi alla psicologia, alla linguistica, alla sociologia, alla sociologia della conoscenza, all'antropologia culturale, alla filosofia del diritto ed all'economia.

Già Pascal e prima di lui Cartesio applicarono il metodo matematico alla filosofia, iniziando quell'esame critico della mente umana che ha avuto tanti sviluppi in questo secolo. Conoscere la mente, capirne il meccanismo conoscitivo fu uno dei problemi della filosofia del 1600 e del 1700. Accanto ai due filoni dell'Emperismo e del Razionalismo nacquero dei cenacoli di studi che contemplarono i problemi della Grazia con quelli scientifici: il potere divino e il potere umano. Il più importante di questi centri è senz'altro Port-Royal. Uno dei suoi maggiori esponenti è Antoine Arnaul, il quale con la sua opera "La logica o arte di pensare" schiuse al problema dell'educazione e della formazione un nuovo spiraglio. Per lui la logica non è scienza, ma arte; un'arte che non insegna a combinare parole, ma che insegna a pensare bene. In questo modo, secondo Arnaul, la logica deve diventare un strumento adatto a servire la mente e le altre scienze. Essa è diversa da quella scolastica che si fondava su sillogismi artificiosi, dal momento che intende conseguire risultati validi ed utili, basandosi su esemplificazioni ragionamenti effettivamente usati nei vari ambiti del sapere, della letteratura e della vita. Sembra proprio che i calcolatori moderni e la scienza dell'informatica trovano il loro padre naturale in Arnaul. Una parte del libro di Arnaul è dedicata ad analisi linguistiche intese a mettere in luce le forme logiche strutturali e fondamentali che sono alla base di ogni linguaggio, ma il linguaggio non deve distorcere il pensiero, cioè la forma linguistica non deve viziare le operazioni lofìgiche. L'idea del pensiero che sta sotto le più svariate forme linguistiche condusse i Porto- realisti alla concezione di una grammatica generale il cui scopo è quello di arrivare alle strutture fondamentali con cui funziona la mente umana in generale e che è rintracciabile al di dentro delle differenze delle lingue storiche. Essi cercano di rendere logico il linguaggio affermando che la lingua e la ragione devono coincidere.

Fra i portorealisti si distinse anche Biagio Pascal, che oltre ad avere intuizioni mistiche e religiose, fu un grande fisico ed un grande inventore: si deve a lui infatti la prima macchina calcolatrice.

Prima ancora dei Porto-realisti l'esigenza di una logica connessione tra scienze umane e scienze natura era già sentita al tempo dei presocratici. Mentre i naturalisti presocratici avevano basato il loro sistema filosofico facendo riferimento ai principi naturali, l'indagine socratica aveva avuto per oggetto la natura stessa dell'uomo. Successivamente Platone riuscì a mediare sapere scientifico e sapere umano superando l'aperta dicotomia ponendo la Scienza al servizio della morale: il bene è il fine della vita dell'uomo e se la mente viene guidata dai rapporti numerici essa scoprirà più presto la verità. Platone ritiene che le scienze matematiche sono fondate su postulati che non possono essere intuiti se non con la dialettica.

Il messaggio di Platone è ancora utilizzabile oggi che viviamo nell'epoca della tecnologia. L'uomo ha compiuto numerosissimi sforzi per rendere la sua vita più facile e comoda. Il cammino dell'uomo per conquistare le leggi della natura e per scoprire i suoi misteri è andato avanti per secoli con piccoli e grandi passi. Questi progressi sono stati possibili grazie all'applicazione delle leggi matematiche che costituiscono le strutture dominanti della mente umana e la base della sua evoluzione culturale. Riflettendo su di esse l'uomo ha costruito macchine più o meno pensanti: calcolatrici, calcolatori, elaboratori elettronici, elaboratori della V generazione; macchine in grado di eseguire un programma prestabilito su codici più o meno elaborati, operare delle operazioni logiche di diversa complessità, macchine in grado persino di autoprogrammarsi.

Grazie a queste scoperte stiamo vivendo un'onda di sviluppo tecnologico che modifica profondamente gli aspetti sociali, culturali e scolastici della vita civile. Il cambiamento che ne deriva è caratterizzato da diversi elementi. E' generalizzato, in quanto le tecnologie che ne sono alla base sono "persuasive" nel senso che rendono coordinate ed agili tutte le conoscenze scientifiche, tecnologiche e produttive esistenti, quindi qualunque attività produttiva compresa quella scolastica può essere tecnologizzata. Inoltre esso è estremamente rapido; l'applicazione e l'estensione delle nuove tecnologie informatiche diventa rapido per quantità, qualità e facilità delle nozioni che mette a disposizione ai diversi livelli della produzione e del sapere umano. Infine, il cambiamento che l'informatica è in grado di produrre è profondo e radicale perché essa costituisce l'applicazione alla conoscenza degli approcci operazionali e linguistici. Ne deriva una singolare modificazione tra sapere e saper fare perché si diffonde il pensare per modelli e si introducono nuove modalità di apprendimento.

Le conseguenze di questo cambiamento sono tante. Innanzitutto la frammentazione sociale e culturale aumenta e quindi la professionalità diviene un fattore culturale di maggior rilievo perché assume maggiore importanza in ogni processo produttivo; nel mercato del lavoro prevalgono sempre di più le figure intermedie e tende ad aumentare lo spazio per il lavoro autonomo. Ne deriva la necessità di innalzare le soglie minime di acculturazione per cui è necessario provvedere non solo una alfabetizzazione culturale e linguistica, ma anche economica e scientifica. Tutto ciò non esclude una personalizzazione della formazione in quanto è necessario che l'individua non perda la sua identità.

A base di quest'opera di trasformazione c'è l'esigenza di superare definitivamente il contrasto tra cultura umanistica e la cultura scientifica. Il superamento della frattura sarà possibile se sarà operata una analisi coraggiosa della struttura attuale delle scienze; queste, sempre più specialistiche e specializzate, di "dettaglio", appaiono oggi alquanto inconciliabili con la "cultura" umanistica.

Un tentativo di "riconciliazione" ha preso le mosse, nell'ultimo decennio, dalla filosofia con la proposizione di una nuova sintesi di discipline, a cui è stato dato il nome di Scienze umane. Come detto, esse studiano l'uomo e concorrono non solo alla scoperta degli intimi valori umani, ma contribuiscono alla formazione di una personalità equilibrata. In tal senso esse dovrebbero creare "alleati" in tutti i campi delle scienze, compreso quello che indaga gli aspetti dell'Intelligenza Artificiale.

Nell'ambito delle attività umane l'apprendimento assume una particolare connotazione dal momento che alla sua base, per la caratteristica della cultura e delle società umane, ci sono processi intenzionali e di progettazione attuali allo scopo di introdurre le modifiche desiderate nell'ambito della conoscenza sociale e individuale. In questo caso, all'apprendimento si affianca l'insegnamento. Apprendimento ed insegnamento costituiscono processi che interagiscono vicendevolmente secondo le finalità dei partecipanti al programma. La natura di questi processi è estremamente complessa, dal momento che dipende da innumerevoli elementi concatenati a diversi livelli a formare quello che si può chiamare circuito con controllo di retroazione. La complessità dei processi di apprendimento appare molto grande sia a livello dell'individuo sia a livello del gruppo anche in considerazione dei problemi di competizione inter-individuale. La complessità è tale che spesso l'uso di tecnologie adatte alla pianificazione ed all'attuazione dei programmi di apprendimento è scoraggiato. Tuttavia, e soprattutto recentemente, l'uso di tecnologie informatiche ed elettroniche si è rivelato particolarmente utile nella realizzazione di molti componenti i diversi livelli di complessità del circuito retroattivo di apprendimento. Così l'elaboratore rende possibile l'apprendimento attraverso forme di dialogo basato su simboli, suoni o figure. Il partecipante viene guidato con gradualità nell'apprendimento attraverso percorsi che egli stesso sceglie o che dipendono dalle risposte che fornisce ai quesiti posti dall'elaboratore. Così l'addestramento di personale estremamente specializzato (piloti aeronautici, astronauti, ecc.) viene condotto in simulatori che altro non sono che macchine controllate da elaboratori capaci anche di sintesi grafica a 3 dimensioni. In tali macchine qualsiasi operazione condotta da chi si sottopone all'addestramento è simulata in maniera perfetta allo scopo di rendere la situazione il più simile possibile a quella reale. Questa è solo una delle applicazioni; recentemente diversi handicappati hanno risolto i loro problemi di acculturazione e di comunicazione proprio grazie alla versalità ed alla comunicabilità degli elaboratori, personali e non , che hanno consentito a queste persone il raggiungimento di livelli sociali che prima sarebbe stato estremamente difficile consentire.

Probabilmente siamo ancora lontani dall'utilizzare sistemi informatici in grado di sostituirsi sempre di più al ruolo dell'insegnante, o al ruolo dell'interlocutore, ma questo, almeno per come è oggi, appare comunque da evitare per poter garantire all'uomo il mantenimento pieno e soddisfacente della sua personalità, intelligenza e fantasia che, come Bruner ha sottolineato, rappresenta la vera capacità creativa dell'uomo. Il cervello elettronico è, forse, uno dei massimi esempi degli infiniti confini che la fantasia umana può raggiungere.

Alla fine di questa lunga discussione sull'intelligenza e le capacità di apprendimento in animali superiori ed "inferiori" e nelle macchine, è forse opportuno ricordare che l'apprendimento deve consistere in una scelta tra possibilità alternative. Lo studio delle cellule che costituiscono il codice di tutti i sistemi di apprendimento e la sua base di attuazione, appare quindi un aspetto fondamentale assieme a quello comportamentale. Le cellule nervose hanno, presumibilmente, più di un canale di uscita possibile. E' qui che potremmo poter scoprire con quali sistemi uno dei due canali resta aperto mentre l'altro viene chiuso, quando una situazione di apprendimento viene generata nel sistema nervoso centrale e un ricordo va a costituire l'esperienza.

I sistemi artificiali possono aiutarci a comprendere molto di questi meccanismi biologici. Oggi i calcolatori elettronici sono molto veloci e precisi, ma - al contrario del più semplice sistema di apprendimento biologico (quello del polpo o quello di un nematode?!) - hanno relativamente pochi canali di elaborazione parallela.

Il biologo è eternamente curioso dei dettagli dell'attività delle strutture viventi; lo studio di modelli biologici alquanto complessi potrà certamente dare un contributo alla qualità biologica e culturale della vita umana.

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